La nube di polvere sollevata dai cammelli dei pellegrini si era ormai deposta sulla linea increspata dell'orizzonte. Intanto era tornato il silenzio, le ombre si erano allungate ai piedi delle dune.
Abba Antonio rimase un attimo in piedi davanti alla porta della cella, lo sguardo perso nella vastità solitaria che lo circondava da ogni parte, mentre il suo cuore cercava nella profondità della memoria una parola dei libri santi cui aggrapparsi per immergersi nell'abisso silenzioso dell'adorazione e della contemplazione.
Tornavano i volti dei suoi visitatori, segnati da lacrime, sofferenza, che rivelavano la tremenda tirannia del nemico, volti su cui la misericordia onnipotente di Dio, attraverso la parola di lui povero e inutile servo, aveva fatto splendere nuovamente il sorriso.
Tante storie, tanto dolore: una vedova di un villaggio che aveva perso l'unico figlio, oppure la rappresaglia aveva bruciato i campi di messi mature, altrove i briganti avevano rapito i fanciulli per venderli come schiavi, la persecuzione contro i cristiani ...
Nel silenzio voci e notizie sembravano amplificarsi, e quell'uomo, solo davanti a Dio nel deserto immenso, quell'uomo che tutto l'Egitto un giorno avrebbe pianto come un padre, non poteva restare indifferente ed estraneo a tante sofferenze. Nel suo cuore la parola "Perchè? Perchè mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Non sei tu fin da principio Dio? perchè vedendo i malvagi taci?" Come scriveva il profeta Abacuc.
Nel silenzio la voce forte e dolce che aveva segnato ogni tappa della sua vita: "Antonio! Antonio veglia su te stesso! Sono giudizi di Dio questi e non ti giova conoscerli!"
"Voci dal deserto" p.132